In ogni epoca ci sono parole che vanno di moda. Una di queste è il “fallimento” in tutte le sue declinazioni. Sarà perché la nostra è un’era che ci vuole tutti efficienti, e quindi cerchiamo di esorcizzare un aspetto che ci spaventa. Oggi parleremo del fallimento lavorativo, quello che tutti noi, prima o poi, abbiamo dovuto affrontare nel corso del nostro percorso professionale.
Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
C’è chi attribuisce al fallimento una connotazione fortemente negativa, e chi, al contrario, lo vede come un’occasione di crescita. Una cosa però è certa: a nessuno piace fallire, sbagliare, cadere. Chi di noi, di fronte a un errore, non ha mai provato quella sensazione di nodo allo stomaco, di smarrimento, di ansia…Il pensiero torna sempre lì, all’errore commesso, e ci imprigiona in un terribile loop emozionale. Si tratta di qualcosa da cui tutti vorremmo fuggire, ma non è possibile. Possiamo però imparare ad affrontare il fallimento lavorativo e a superarlo più facilmente 😉
Il fallimento fa parte della crescita
Sbagliare fa parte della natura umana, e non c’è crescita senza fallimenti. Pensa a un bambino che impara a camminare o ad andare in bicicletta, a un atleta che vuole migliorare le sue prestazioni, ad uno scienziato che cerca di dimostrare una nuova teoria. Esistono moltissimi altri esempi nei quali il fallimento e l’errore sono all’ordine del giorno, e ci aiutano ad evolvere e ad apprendere nuove cose.
Tutti conosciamo le avvincenti storie di personaggi famosi che raccontano i fallimenti come punti di svolta della loro vita. Steve Jobs, all’età di 30 anni, fu licenziato da Apple. Il primo libro di Stephen King, Carrie, fu rifiutato da 30 editori. E ancora, Albert Einstein non imparò a parlare fino a quattro anni e non riuscì a leggere prima dei sette anni. I suoi genitori e gli insegnanti pensavano fosse un ritardato mentale con problemi di socialità. Fu espulso da scuola e gli venne negato l’accesso al Politecnico federale di Zurigo.
Queste storie possono essere sicuramente di ispirazione, ma la verità è che quando ci troviamo di fronte a un fallimento, andiamo in crisi. Commettere un errore all’interno di un ambiente di lavoro che ti vuole ultra efficiente e performante può farti sentire inadeguato, minando la fiducia che riponi in te stesso e la tua autostima, con conseguenze ben peggiori dell’errore in sé.
La sostenibile pesantezza del fallimento
Puoi vivere il fallimento senza farti schiacciare da esso? La bella notizia è che sì, puoi. La brutta notizia è che non è così facile. Devi intraprendere un percorso, un lungo viaggio.
Come in tutti i viaggi, troverai ostacoli e intoppi e, per quanto tu ti sia preparato agli imprevisti, non sempre filerà tutto liscio. Ora guardiamo la mappa, impostiamo l’itinerario e partiamo!
No limits?
Per affrontare il fallimento lavorativo devi, innanzitutto, imparare a riconoscere e accettare i tuoi limiti e quelli degli altri. La perfezione non esiste, e anche il top manager più bravo al mondo commette errori. Questa non deve essere una scusa per impegnarti di meno in un progetto e non dare il massimo in ciò che fai: semplicemente, ti servirà a ridimensionare la gravità degli errori commessi.
L’arte del perdono
Devi imparare a perdonare i tuoi errori e quelli dei colleghi. In questo modo non ti sentirai mai solo di fronte a un fallimento, perché i membri del tuo team saranno pronti a ricambiare la comprensione che hai mostrato nei loro confronti in casi simili.
Avanti tutta!
Impegnati a mantenere un atteggiamento positivo e sereno verso i tuoi errori e quelli altrui. Fare qualcosa di sbagliato non vuol dire essere sbagliati. Non continuare ad arrovellarti su un fallimento e a pensare come sia potuto accadere: è fondamentale uscire da questa catena di negatività che ti priva della lucidità necessaria a porre rimedio al tuo errore.
A viso aperto
Impara a non pre-occuparti di ciò che potrebbe succedere. Perché stare male per qualcosa che non è ancora accaduto e che magari non accadrà mai? Meglio restare nel qui e ora esaminando il nostro errore. Affrontare un problema è il primo passo verso la sua soluzione:
- Analizza a fondo il problema (anche con i colleghi) e cerca una possibile soluzione;
- Spiega al tuo capo l’accaduto;
- Assumiti le tue responsabilità senza cercare alibi (soprattutto, non dare la colpaai colleghi);
- Prendi in considerazione le possibili soluzioni e affronta le conseguenze dei tuoi errori.
Probabilmente riceverai una lavata di capo dal tuo superiore, ma sicuramente proverai la sensazione di esserti tolto un “macigno” dalle spalle e ti sentirai meglio.
Non si finisce mai di imparare
L’ultimo consiglio che ci sentiamo di darti è quello di imparare a…imparare dai tuoi errori, e quelli altrui. Un errore, un fallimento non sono mai un fatto negativo e basta. Possono, anzi devono, diventare un bagaglio di esperienza utilissimo per il futuro. Thomas Edison raccontava di aver fallito 10.000 volte mentre lavorava all’invenzione della lampadina: “I have found 10,000 ways something won’t work. I am not discouraged, because every wrong attempt discarded is another step forward.”
Troppo difficile? Assolutamente no. Imparare ad affrontare un fallimento lavorativo è un percorso lungo e non facile, ma ogni tappa porterà dei grandi risultati, per te stesso e per tutto il tuo ambiente di lavoro.