Vita da corsista

Da corsista a professionista

Da corsista a professionista

Quando mi sono iscritta al corso di Web Design non sapevo dove mi avrebbe portata una volta giunto al termine. L’ho iniziato con il chiaro intento di imparare a creare siti web, ma quello che è successo dopo è venuto da sé.

Verso una decisione drastica

Realizzi che è arrivato il momento di dare una svolta alla routine, piatta come la Terra del Medioevo (capisci quanto è sbagliato?) quando l’entusiasmo per un nuovo trend nel web design o una nuovissima libreria di Javascript ti accende la curiosità e non vedi l’ora di sperimentarla. O quando navigando in rete ti imbatti in un sito web talmente malfatto che il tuo smartphone si scarica all’istante, e vorresti tanto metterci le mani per rimediare a questi orrori. Quando senti che urge il tuo intervento da web designer smart e up to date aggiornato per salvare la reputazione online di tante attività che hanno deciso di approdare sul web in pessime condizioni.

Già verso la fine del corso ho capito quale sarebbe stata la mia strada, iniziando seriamente a pensare ad un futuro come web designer professionista.
Compiere questo passo significava doversi rimettere in gioco, ripartire da zero lasciandosi travolgere da tutto ciò che sarebbe arrivato accettando sfide importanti e soddisfazioni più grandi.

Perchè ho deciso di diventare freelance

Quindi l’ho fatto, ho lasciato il mio lavoro da dipendente e mi sono tuffata nel mondo della partita IVA. Due righe scarse per descrivere il gesto di una folle.

Man mano che questa decisione si concretizzava, nella mia mente ho valutato ogni possibile scenario. Il primo pensiero che per molte notti mi ha accompagnata tra le braccia di Morfeo è stato: “dal mese prossimo non avrò più uno stipendio fisso”, e a seguire “dal mese prossimo sarò padrona del mio tempo”. Poi mi sono chiesta molte volte se sono una pazza furiosa, per giungere alla conclusione che sono una pazza sconsiderata. Essere una pazza sconsiderata però mi stava bene. Molto meglio che adagiarmi ad una vita di serena e rassicurante routine, ma priva di stimoli e che non mi avrebbe permesso di far emergere le mie capacità.

Vita da freelance, istruzioni per l’uso

Insomma, da un giorno all’altro mi ritrovo a tutti gli effetti freelance. Ho aperto la mia partita IVA, quella che mi permetterà di fatturare e pagare le tasse, quella che farà di me una professionista a tutti gli effetti.

Durante il primissimo periodo non posso negare di essermi sentita un po’ disorientata: sono passata da un lavoro full time dal lunedì al venerdì alla completa autogestione. È normale non avere in mano le redini della situazione sin da subito.

Oltre alle questioni amministrative, di cui parlerò nel prossimo paragrafo, ho dovuto iniziare ad occuparmi anche del mio brand, sfruttando un po’ di sana pubblicità. Per farsi conoscere è importantissima una buona dose di pr sia offline, promuovendosi grazie ai contatti diretti e sfruttando ogni occasione per conoscere potenziali nuovi clienti. Per riuscirci ci vogliono tempo e costanza, ma se sai utilizzare i canali giusti i risultati arriveranno.

Preventivi, fatture e contratti: patti chiari e amicizia lunga

In tutto questo però non ero sola: la mia commercialista, altri amici freelance, ma soprattutto MIND mi hanno aiutata a muovere i primi passi, dandomi consigli preziosi di fondamentale importanza per un libero professionista!

Come si prepara il preventivo, come si fa la fattura, la marca da bollo ci va, non ci va, da quanto deve essere? Tutto questo lo imparavo passo dopo passo.

Ci sono alcuni importanti consigli che mi sono stati dati e che vorrei condividere anche con te. Prima di tutto, quando stai per iniziare un lavoro, piccolo o grande che sia, metti in forma scritta gli accordi con il cliente e fallo firmare: il contratto è il tuo migliore amico quando avvii una collaborazione. È una forma di tutela che ti salverà da ore di lavoro gratuite (che non vuoi e non devi fare), definirà la separazione tra le tue responsabilità e quelle del cliente, la  privacy, la natura dei contenuti e delle immagini, and last but not least, i termini e i modi di pagamento. La lista delle voci da contemplare durante la stesura di un contratto cambiano di volta in volta, ma più sei dettagliato meglio è per te. Senza contare che così facendo mandi un messaggio di professionalità al cliente.

La firma di un contratto prevede l’accettazione di un preventivo, ovvero quel documento in cui chi fornisce il servizio indica il lavoro da svolgere nelle sue varie fasi, accompagnato dal costo totale. Quando presenti il preventivo al cliente puoi restare generico per quanto riguarda l’aspetto più tecnico e dettagliato del lavoro che andrai a fare per lui. Ad esempio se devi realizzare un sito web non serve che tu scriva:  “creazione di un sito web in HTML5, CSS3 con integrazione di librerie Javascript e uso di media queries per il responsive design”, piuttosto è più indicato un semplice “realizzazione sito web responsivo in codice”.

Ora parliamo di soldi: fai un conto di quante ore reali ti servono per realizzare le pagine del sito, la bozza grafica, la pubblicazione e la consulenza al cliente, poi aggiungine un paio per i test e le modifiche alla bozza iniziale che dovrai implementare in corso d’opera (purtroppo è una cosa normale, ma se avrai preparato bene il contratto riuscirai a gestirle).

A questo punto moltiplicale per il tuo costo orario (in genere agli inizi è di 25€ all’ora, non meno), aggiungi il contributo INPS del 4% e avrai la cifra totale da presentare al cliente.
Se il preventivo viene accettato e validato con una firma da parte di entrambe le parti è fatta, puoi iniziare!

Quando si parla di soldi si parla di fatture. Ma quando e come si fanno le fatture? Perchè una fattura sia valida è necessario inserire le seguenti informazioni di chi la emette (tu) e di chi la paga (il cliente), ovvero nome, indirizzo e partita IVA. Inoltre devi anche numerarle progressivamente e mettere la data; la prima fattura che emetti nel 2018 sarà la “Fattura 1/2018 del 31 gennaio 2018”, sempre per fare un esempio.

Ricorda che prima devi inviare la fattura proforma, che è identica alla fattura ufficiale, ma riporta la dicitura “Fattura proforma del…” solo dopo aver ricevuto il pagamento puoi inviare al cliente la fattura vera e propria. La fattura proforma infatti non è valida a fini fiscali e il commercialista non può conteggiarla con le altre, quindi è bene essere pignoli.
Infine tra gli elementi obbligatori da inserire in fattura c’è anche la marca da bollo da 2€ obbligatoria per gli importi superiori a €77,47 (il cosiddetto numero identificativo che trovi indicato sulla marca da bollo) che appiccicherai sulla fattura originale. Il numero identificativo però inseriscilo anche sulla fattura proforma.
In ogni caso non devi preoccuparti, questi sono solo dei riferimenti! Il tuo commercialista saprà spiegarti tutto in modo approfondito, rispondendo ad ogni tua domanda.

 

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