Leggibile, elegante, essenziale: parliamo del font Helvetica, il più usato dai grafici di tutto il mondo. In questa case history vi condurremo in un viaggio nel tempo. Faremo tappa:
- nella Svizzera degli anni ‘50, precisamente a Münchenstein, paese Natale del font.
- negli Stati Uniti degli anni ‘60, presso la Mergenthaler Linotype Company, azienda che consacra il successo del carattere tipografico;
- negli anni ‘80 di Steve Jobs e della rivoluzione informatica, che segnano l’ingresso da protagonista di Helvetica anche nella grafica digitale;
- al MOMA di New York, anno 2007, per la mostra in onore dei 50 anni del font.
Nel nostro viaggio ci addentreremo nei capitoli principali della storia del font Helvetica e vi racconteremo tante curiosità. Scopriremo:
- quando e com’è nato Helvetica;
- perché è così apprezzato dai designer e dai pubblicitari;
- quali grandi brand lo hanno scelto.
Allacciate le cinture, buon viaggio!
1957, Münchenstein, Svizzera
Alla fonderia tipografica Haas’sche Schriftgiesserei si respira un’aria pesante. Eduard Hoffmann, il titolare, è preoccupato. Il successo del carattere Akzidenz Grotesk, della stamperia rivale H.Berthold AG, rischia di far fallire la sua azienda. Bisogna fare qualcosa, e in fretta. Max Miedinger, un suo ex dipendente ora freelancer, è l’uomo giusto per ribaltare le sorti dell’azienda. Hoffmann gli commissiona un nuovo set di caratteri, ispirato al design dello Schelter-Grotesk e dell’Haas’ Normal Groteskof.
Il nuovo carattere che vede la luce è un gotico sans serif, letteralmente senza grazie, vale a dire che non ha i tratti terminali. Lo sviluppo dei caratteri segue un orientamento verticale o orizzontale, in nessun caso diagonale. Lo spazio negativo attorno alle lettere è uguale a quello delle linee che formano i caratteri. All’interno della a minuscola presenta una nota triste, una lacrima che emerge dagli spazi negativi.

Il font Neue Haas Grotesk creato da Max Miedinger su commissione di Eduard Hoffmann
Per la sua essenzialità e leggibilità il nuovo carattere tipografico ben presto conquista il mercato svizzero. Il font, ribattezzato Neue Haas Grotesk, si distingue per la sua chiarezza e per la forma neutra che non comunica altri messaggi. Proprio questa sua caratteristica lo rende presto apprezzato da molti pubblicitari. Il font può essere affiancato a qualsiasi immagine senza distogliere l’attenzione dal messaggio. Sta bene da solo, in coppia, sempre.
1961, Mergenthaler Linotype Company, Stati Uniti
Mike Parker, l’uomo che passerà alla storia come il padre fondatore dei font, ha appena ricevuto un nuovo prestigioso incarico: direttore della Mergenthaler Linotype Company. La corporation, fondata nel 1886 dal tedesco Ottmar Mergenthaler, commercializza sul mercato americano la macchina tipografica Lynotype, la prima a consentire la composizione automatica delle linee di caratteri. Non appena insediato alla direzione dell’azienda Parker decide di adottare il font Neue Haas Grotesk. La famiglia di caratteri viene ridisegnata e ampliata da Arthur Ritzel dell’azienda tedesca Stempel. La nuova serie prende il nome di Helvetica, dal latino Helvetia, Svizzera.
Il font inizia a diffondersi con una precisione “svizzera”, svettando sulla cartellonistica stradale delle più importanti metropoli. I pubblicitari fanno a gara per sfoggiarlo con i loro clienti. Tutti lo vogliono, tutti lo usano, tutti lo vedono.
1984, gli USA di Apple e Microsoft
Il 1984 è l’anno in cui Helvetica parte alla conquista della grafica digitale. Lo fa da una posizione privilegiata: il Macintosh di Steve Jobs. L’influenza del font si avverte anche nel mondo Windows, che due anni prima adotta il lynotype Arial, dalle caratteristiche simili.
1989, New York
È l’anno del sorpasso. Massimo Vignelli manda in pensione lo Standard, adottando l’Helvetica come carattere tipografico ufficiale per l’intera segnaletica di New York, dalla metropolitana alle mappe.

L’Helvetica utilizzata per la segnaletica di New York
Partendo da Helvetica, il grafico olandese Bob Noorda crea il carattere Noorda utilizzato per la segnaletica e l’allestimento della metropolitana di Milano.

L’Helvetica approda anche a Milano
2007, MOMA, New York

la mostra 50 years of Helvetica al MoMA di New York
Nell’aprile del 2007 il font entra nella storia dell’arte, conquistando uno spazio privilegiato al Museum of Modern Art di New York. La mostra “50 years of Helvetica”, celebra mezzo secolo di successi.
Nel 2007 è la volta del documentario Helvetica di Gary Hustwit, che racconta la storia del font e la sua influenza nelle nostre vite.
I brand che usano il font Helvetica
Il font Helvetica per la sua versatilità ed eleganza è stato scelto da tantissimi brand per il logo e le grafiche pubblicitarie. Alcuni marchi, uno su tutti Skype, hanno stravolto completamente il carattere essenziale del font. Il brand è partito da un Helvetica Rounded Bold, unendo le lettere e racchiudendole in una nuvola azzurra.
Un design friendly, d’impatto e dalla grande riconoscibilità.

il logo di Skype
Altri marchi, come l’American Airlines, hanno realizzato varianti più fedeli.

Il logo della American Airlines seguito dalla semplice scritta del nome della compagnia nel font Helvetica
Di seguito una gallery dei loghi più famosi che usano il carattere.
Sessant’anni e non sentirli: la terza nuova età del font
In conclusione del nostro viaggio guardiamo già alle prossime tappe. Quale futuro aspetta Helvetica? Non certo la pensione. La terza età sarà una rinascita per il font. Un motivo su tutto: è il carattere di Facebook, social network che oggi conta oltre due miliardi di utenti. Certo, oggi iniziano ad affermarsi anche altri font. La città di Amsterdam e la BBC ad esempio hanno preferito usare Avenir, un carattere più geometrico e meno panciuto. Il regista Wes Anderson ha abbandonato la variante Futura per l’Archer Bold. Ma l’impero del carattere svizzero è tutt’altro che al tramonto. Tanto che Steve Hicks, direttore creativo dell’agenzia pubblicitaria americana Mcgarrybowen, in un saggio apparso su Adweek, profetizza l’avvento imminente di un Helveti-Topia, un’era in cui il carattere dominerà incontrastato nel mondo della pubblicità.
Lo sapevi che…
Appena un mese fa una comitiva MIND è partita alla volta di Cornuda per far visita alla Tipoteca. Studenti e insegnanti di grafica, ma anche appassionati e curiosi hanno partecipato a questa esperienza che ormai è diventato un appuntamento fisso: portiamo i nostri studenti alla Tipoteca almeno un paio di volte all’anno. È il museo della stampa e del carattere tipografico, che si trova negli edifici dell’antico Canapificio Veneto, nato per sostenere il mondo della tipografia e documentare il lavoro dei progettisti italiani.
In quell’occasione, prima del workshop in cui abbiamo imparato a stampare con i caratteri mobili, Sandro Berra ci ha spiegato con grande dovizia di particolari la storia della stampa e di alcuni caratteri tipografici, tra cui l’Helvetica.
Quello che più ci affascina è sapere che dietro ad una semplice font, c’è una storia che dura per secoli e secoli. Capire che ogni volta che un grafico sceglie il carattere tipografico per il suo progetto, sta scegliendo un mondo con una sua semantica ben precisa. Un carattere che con il suo fascino si distingue da qualsiasi altro che appartenga ad una famiglia diversa.
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