Giulia Mazza è una fotografa professionista che lavora, tra le altre cose, per Vogue, Rolling Stone e Yoox.
Un bellissimo viaggio tra concerti punk, riviste, fantasie parallele e travestimenti. In compagnia di Giulia, che ci offre degli spunti di riflessione interessanti sul mondo della fotografia professionale. Zaino in spalla, si parte!

Disappears
Ciao Giulia! Tu hai cominciato a fotografare all’età di 16 anni, giusto? Un inizio in digitale o in analogico?
Ciao 🙂
Si ho cominciato a 16 anni ed è stato un inizio tutto analogico. Mio zio mi regalò la sua Fujica ST605, una reflex degli anni 70 con un discreto parco ottiche. Mi sono innamorata appena l’ho vista…prima di tutto per l’oggetto in sé e poi per la voglia di giocarci e capire come realizzare le foto.
Com’è stato poi il percorso che ti ha portata a diventare una fotografa professionista?
Diciamo che la prima spinta ad utilizzare la macchina fotografica fuori casa l’ho avuta dai concerti e ritrovi punk/hc che ho cominciato a frequentare dai 17 anni. I live della Scintilla a Modena e il Livello 57 a Bologna sono stati i miei primi passi e poi a seguire moltissimi altri. Credo di essermi formata tanto a livello fotografico in quegli anni e sicuramente ho individuato un mio modo di vedere. L’upgrade professionale è arrivato nel 2000 con la sorpresa della vincita di una borsa di studio per frequentare l’Istituto Italiano di Fotografia a Milano. Qualche anno fa ho ritrovato la busta con le foto e la mia domanda di partecipazione dove scrivevo: “fotografia, fotografia, nient’altro che fotografia!“. Mi ha fatto tenerezza.

Thee Oh Sees
Secondo te quali potenzialità offre la fotografia rispetto ad altre forme di comunicazione?
Sicuramente il legame straordinario con spazio e tempo e quindi la dimensione immortale che assumono luoghi e persone. Ma direi che il lato più potente è forse quello immaginativo soggettivo. Ogni fotografia può portarci in altre dimensioni anche se il protagonista della foto è un semplice oggetto. Più si è empatici nei confronti di questa forma di magica perdizione e più le oscillazioni mentali saranno stimolanti 🙂

Disappears n.2
Tu sei anche una bravissima musicista. Come si sposano linguaggio fotografico e musicale? Si completano a vicenda?
Su questa domanda mi viene da citare una delle più belle definizioni che ha dato Enzo Baruffaldi (Polaroid Blog) delle mie foto live: “Le foto di concerti di Giulia Mazza riescono a farti sentire ancora la musica“.
Al di là del bellissimo complimento, questo tipo di concetto mi fa pensare al legame che si dovrebbe instaurare tra una foto e un live. Di foto di concerti, intendo realizzate con macchine fotografiche, ce ne sono ormai una marea e la sensazione generale è che purtroppo siano totalmente prive di un punto di vista ed un rapporto con l’evento stesso.
Credo anche che la ragione che ti lega a questo “genere” fotografico sia strettamente connessa alla passione che nutri per l’ambiente musicale stesso.
Se manca questo tipo di rapporto non sarà un buon matrimonio.

Mac De Marco
Eri/sei anche tu appassionata di fanzine musicali? Ce ne consigli qualcuna da sfogliare?
Da ragazzina sono stata una discreta lettrice e collezionista di fanzine musicali, soprattutto hardcore. Oggi direi che cose corrispondenti sono state sostituite da blog o webzine. Come fanzine ora mi interessano più pubblicazioni a tema, soprattutto quelle che mescolano grafica e fotografia sempre con un’estetica punk, tipo quelle di Papertown Company.
Ci sono degli ambienti o dei soggetti che ami fotografare più di ogni altra cosa?
Sono attratta da tutto ciò che pur essendo reale deraglia in una dimensione di fantasia…parallela. Mi piace molto creare situazioni dove non ci siano appigli con luoghi precisi ma dove è la rappresentazione di un qualcosa ad avere importanza, l’importanza di una sensazione. Negli ultimi anni sono riuscita a fare questo anche applicandolo alla musica, realizzando artwork completi per musicisti e band quali His Clancyness, Black Saagan, Stromboli, Krano, ecc. La cover di un album è per me qualcosa che viaggia insieme al disco e spesso è anche il primo rapporto con il disco stesso. Lavorare insieme all’artista e pensare ad un’immagine che rappresenti il suo lavoro è davvero affascinante. Anche molto laborioso e complesso. Ma una volta trovata la chiave è davvero appagante.

Stromboli
Le tue foto hanno spesso una componente camaleontica (ad esempio il soggetto che si perde nello sfondo e viceversa). È la tua cifra stilistica?
E’ sicuramente un aspetto che mi affascina e che talvolta inserisco. Diciamo che è anche un riflesso del mio carattere.
Leggevamo che ti piace molto anche il tema del travestimento. È questa sorta di camouflage la vera protagonista delle tue foto?
Il travestimento me lo porto dietro da quando ero bambina. Ho sempre amato calarmi in personaggi diversi e interpretarli anche per settimane. Tutt’oggi ne sono completamente affascinata in tutte le sue forme. Sia per cambiare identità che per assumere una reale identità nascosta. Uso me stessa e travestimenti in molte mie foto e mi piace pensare che molti non se ne rendano conto.
Sto da qualche mese lavorando ad un nuovo progetto di autoritratti che come tematica avrà proprio questa del mascheramento, inteso però come rivelazione della vera identità e non il contrario.

Keep A Steady Gaze
Domanda inevitabile: cosa ne pensi di Instagram?
Instagram è un passatempo divertente e spesso mi fa velocemente scoprire fotografi, luoghi, cibo, mostre e lavori interessanti. Mi piace concepito sia come diario che come profilo artistico. Mi piace chi ne fa un uso stimolante e comunicativo ma allo stesso tempo leggero.
Secondo te qual è l’aspetto più bello del lavoro di un fotografo?
Direi la possibilità di creare un’immagine e di averne il controllo assoluto.

Black Saagan
Quali sono le difficoltà che può incontrare un giovane fotografo in fase di gavetta? Che consigli gli daresti per superare le avversità e trovare il suo stile personale?
Giovane o adulto di difficoltà ce ne sono sempre. Soprattutto se la necessità è anche di mantenersi. Purtroppo questo aspetto schiaccia parecchio sogni e aspirazioni artistiche. Perchè la maggior parte dei lavori saranno piatti e gestiti dal gusto ed esigenze di chi te li commissiona. Può essere molto demoralizzante. Il consiglio è continuare a portare avanti una propria ricerca e trarre soddisfazioni da quella.

Two Face
Ci consigli qualche fotografo contemporaneo che secondo te è particolarmente degno di nota?
Consiglio Roberto Timperi che ha da poco pubblicato un volume intitolato ”Àmor” per Nero Edizioni e la fotografa australiana Prue Stent.
Cercavamo un modo per parlare di fotografia professionale attraverso uno sguardo che ci lasciasse davvero qualcosa su cui riflettere. Possiamo dire di averlo trovato.
Un grazie speciale a Giulia per aver risposto alle nostre domande regalandoci tanti nuovi stimoli punk! P.S. su www.giuliamazza.com potete trovare anche i suoi – notevoli – progetti personali!
[smartslider3 slider=7]